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Inverno e l’acqua fredda: miti e problemi

È importante comprendere le dinamiche del laghetto legate al cambiamento delle stagioni ed in particolare in inverno date le condizioni di acqua fredda.

L’acqua fredda e l’acqua che cambia temperatura hanno forte influenza sulla salute delle Koi, sui loro cambiamenti metabolici, sui batteri nitrificanti e sui parassiti presenti nel laghetto e, purtroppo, una delle poche cose che non siamo in grado di controllare efficacemente nell’ecologia del nostro laghetto è proprio la temperatura dell’acqua.

La buona notizia è che Madre Natura ha fornito ai nostri pesci una naturale capacità di adattarsi alle temperature più fredde e questo ci facilita nel compito di replicare ciò che accade in acque naturali. Purtroppo la cattiva notizia è che la Natura ha egualmente fornito gli altri organismi presenti nel nostro laghetto degli stessi meccanismi di sopravvivenza.

La gestione di un laghetto nella stagione fredda diventa così un atto di bilanciamento tra gli effetti della natura ed i comportamenti artificiali umani sull’ ecologia del Pond.

In questo articolo ci accingiamo a discutere non solo degli effetti della temperatura dell’acqua sulla fisiologia delle nostre Koi, ma anche sui batteri nitrificanti nei nostri filtri, sulle alghe e sulle piante nei nostri laghetti, sui parassiti che vivono sul ed intorno al nostro pesce ed, infine, sui batteri patogeni che popolano anche i nostri laghetti.

Inverno: la fisica dell’acqua fredda

La prima cosa da considerare nell’esaminare gli effetti della temperatura dell’acqua è chiederci quanto realmente diventa fredda, in inverno, la nostra acqua del laghetto.

Per far ciò la prima cosa da fare è, partendo dalla zona climatica in cui viviamo, determinare la profondità della linea di gelo nel nostro suolo. L’importanza di conoscere la linea di gelo del nostro contesto deriva dal fatto che questa è la profondità in cui il suolo arriva (potenzialmente) a raggiungere i 0 °C  mentre, al di sotto di questa profondità, la temperatura del suolo si manterrà a una temperatura di 1,7 °C o superiore.

Se poi vi fosse la possibilità di misurare la temperatura del suolo, a profondità di due volte la linea di gelo, scoprirete come la temperatura del terreno, a quel livello, non scende mai al di sotto di 4,4 gradi °C (o giù di lì) fornendo così un naturale isolante alla nostra acqua del laghetto.

Conoscere la profondità linea di gelo è quindi un fattore importante per determinare la profondità minima di un nuovo laghetto che dovrebbe misurare appunto minimo due volte la profondità della linea stessa. Facciamo un esempio : dalla mappa dell’Italia delle zone climatiche secondo il metodo U.S.D.A.  (United States Department of Agriculture), stabilite sulla base della media delle temperature minime annuali assolute della zona, io abito in Zona 8a, dove la profondità prevista della linea di gelo è di 30 cm. La profondità minima di sicurezza del mio laghetto dovrebbe quindi essere di 60 centimetri sotto il livello del suolo.

Ovvio che queste regole valgono solo laghetti costruiti nel terreno e non per laghetti costruiti al di sopra del suolo; per i laghetti fuori terra, gli effetti dell’aria fredda sono molto più drastici e causano coperture di ghiaccio più spesse e temperature più basse in tutto il laghetto in quanto non sono presenti gli effetti isolanti naturali del suolo. Per valutare quanto un laghetto esterno al suolo sia adatto per l’inverno, bisogna invece porre attenzione all’altezza dal suolo della linea di galleggiamento, in quanto potrebbero causarsi problemi da congelamento.

Per capire quanto freddo i nostri laghetti possono davvero raggiungere, abbiamo bisogno di utilizzare alcuni principi sia di fisica che di meteorologia.

Dalla fisica recepiamo che la massa è correlata al modo in cui i nostri laghetti reagiscono alle temperature sottozero dell’aria ( per massa intendiamo il volume in termini di lunghezza, larghezza e, soprattutto, profondità). Maggiore è la massa del laghetto, maggiore è la sicurezza di un naturale raffreddamento del laghetto con mantenimento al suo interno di temperatura dell’acqua a livelli prevedibili (i cubetti di ghiaccio si formano nel nostro congelatore perché non hanno massa sufficiente ad evitare il congelamento solido).

Inoltre, la stessa fisica ci insegna che l’acqua, raffreddandosi, diventa più densa e che essa raggiunge la sua massima densità a  4 gradi °C . Questo significa che, data una corretta massa del nostro laghetto, la crescita della densità per raffreddamento renderà più “pesante” l’acqua affondandola sul fondo, facendo salire quella più calda e meno densa, così che l’intero laghetto non sarà mai più freddo di 4 °C (anche se, per laghetti profondi quattro o cinque metri al di sotto della linea di gelo, dobbiamo aspettarci qualche stratificazione termica).

Siccome le Koi possono sopportare temperature dell’acqua fino a 1.7 °C , questi 4°C sono una buona temperatura affinchè i nostri pesci possano apprezzare l’invernale ambiente circostante.

Però, con impianti a sistema chiuso dei laghetti, abitualmente possiamo rileviamo temperature dell’acqua ben inferiori a questo magico 4° C. Questo è possibile, soprattutto, perché il terreno intorno al laghetto posto al di sopra della linea di gelo, sta contribuendo al raffreddamento dell’acqua. Possiamo fare un’analogia  con i precedenti cubetti di ghiaccio del congelatore: l’aria circostante l’acqua nel vassoio, causa il congelamento solido dell’acqua nel vassoio; la stessa cosa è replicata nei laghetti a sistema chiuso e, più piccolo è il laghetto, peggiore probabilmente sarà la situazione.

Tutto questo porta ad una domanda : se l’acqua può raggiungere solo 4° C, com’è che si congela ? E’ qui dove alcuni principi di meteorologia entrano in gioco.

Prima di tutto, cerchiamo di capire che cosa è in realtà il “ghiaccio”: il ghiaccio è la cristallizzazione di particelle d’acqua presenti nell’aria. La dimostrazione di questo è che i cubetti di ghiaccio e gli iceberg galleggiano. Il congelamento dell’acqua è un fenomeno fisico dove l’acqua diventa meno densa ghiacciandosi (il ghiaccio ha una densità minore del 10 % di dell’acqua e quindi galleggia)  e si espande fino anche a rompere i tubi che la contengono.

Perché avviene questo? Come detto, il ghiaccio è formato dalla cristallizzazione di particelle d’acqua, ma questo congelamento avviene al di sopra della livello dell’acqua . Durante questo processo, l’aria è intrappolata nei cristalli congelati e ciò causa l’aumento di massa e la minore densità.

I meteorologi ci insegnano che l’evaporazione si verifica sempre al di sopra di un corpo d’acqua ed in condizioni di “calma”.  Lo strato d’aria direttamente sopra i nostri laghetti si satura quindi di acqua arrivando ad una umidità del 100%  e, poiché abbiamo detto che il ghiaccio è formato da particelle di acqua in cristallizzazione,
è questo strato di aria umida posto sulla superficie del laghetto che congela, non la superficie dell’acqua stessa. Lo spessore del ghiaccio è determinato dalla temperatura dell’aria alla superficie del ghiaccio che interagisce con la temperatura dell’acqua di superficie.

L’aria più fredda e la minore temperatura del ghiaccio sarà quindi immediatamente sopra la superficie dell’acqua e tra la superficie dell’acqua e il bordo inferiore del ghiaccio vi sarà un intervallo di aria il cui livello di umidità è permanentemente mantenuto al 100% dall’ evaporazione del laghetto.

E ‘l’interazione tra l’acqua calda dello stagno con il  freddo del ghiaccio che causa un aumento (o diminuzione) della profondità del ghiaccio.

Un altra particolarità su come si congela l’acqua “sopra” il nostro laghetto è che il ghiaccio si forma dall’esterno verso il centro. Questo avviene perchè la parte più fredda dello stagno è sempre il bordo e quindi da questo bordo avvia e parte il blocco di ghiaccio.

Gli effetti del sale sulla temperatura dell’acqua

Come sappiamo il sale viene utilizzato nei laghetti per una molteplicità di motivi. Molti Koi Keeper mantengono alto il livello di sale nel proprio laghetto durante tutto l’inverno, a guardia del sistema contro i parassiti, e questa, fino a non troppi anni fa, era una pratica ” comunemente accettata” dalla comunità amatoriale.

Oggi questo modo di agire non è più considerato una buona pratica ma, anzi, mantenere alti livelli di sale nel laghetto durante l’inverno può portare problemi ai nostri pesci.

La componente di cloruro del sale (il sale è cloruro di sodio) influisce direttamente il valore della densità dell’acqua che, così facendo, può effettivamente abbassare la normale e fisica temperatura dell’acqua.

Come abbiamo detto in precedenza, la fisica ci dice che l’acqua, a livelli naturali di  “dolcezza”, non può scendere sotto i 4° C; in queste condizioni normali il cloruro naturale (sale), disciolto nell’acqua, si attesta in un range tra 0,02 e 0,1 %, a seconda della posizione e della fonte d’acqua.

A questi livelli di salinità, la temperatura dell’acqua è non influenzata dalla presenza di cloruro. Se invece aumentiamo il livello di cloruro sopra ai suoi livelli naturali, la densità dell’acqua aumenterà facendo raggiungere alla stessa temperature inferiori ai fisici 4° C, influenzando negativamente le Koi.

Quindi è invece una buona pratica raccomandare a coloro che utilizzano frequentemente il sale, di ridurne la concentrazione ad un livello “naturali” (sotto 0,1%) prima dell’inverno.

Stratificazione termica

Si discute molto sulla stratificazione termica dei Koi Pond, soprattutto quando consideriamo che l’acqua è in movimento attraverso il pompaggio.

Si definisce stratificazione termica  quei cambiamenti distinti della temperatura dell’acqua e della densità registrati a determinate profondità. In estate, l’acqua è più calda in superficie e il raffreddamento lo otteniamo in profondità a causa degli effetti  del sole (più caldo) e delle qualità isolanti del suolo (raffreddamento). Inoltre con il raffreddamento l’acqua diventa più densa e si deposita sul fondo.

In inverno l’effetto rimane invariato, anche con l’acqua più fredda in superficie (causata dal raffreddamento superficiale) e con l’acqua più calda in profondità; durante l’inverno il laghetto vedrà costantemente l’adattarsi dell’acqua che si riscalda dal sole e si raffredda di nuovo durante la notte. Questo effetto è transitorio e non fa, di solito, alterare lo stato generale del Pond.  Spiega però perché potremmo vedere il nostro pesce nuotare in superficie in un freddo tramonto invernale.

Vi è la tendenza a credere come non debba essere consentito il movimento all’acqua nel laghetto durante i periodi di acqua fredda e, soprattutto, che l’aspirazione della pompa non debba essere collocata nella parte inferiore del laghetto perché sarebbe come rimuovere l’acqua “calda” causando una discesa dell’intera temperatura del pond sotto livelli accettabili.

In realtà una apprezzabile stratificazione termica non si verifica nei laghetti con meno 1,8 metri di profondità e quindi per quasi tutti i laghetti amatoriali la stratificazione termica non è un problema così che pompe e movimento dell’acqua possono essere tranquillamente mantenute attive tutto l’anno. In laghetti più profondi di 1,8 m  invece, il potenziale di stratificazione termica, chiamato termoclino esiste.

Il termoclino è una barriera fisica debole, causata dal cambiamento della temperatura dell’acqua in profondità. Sotto il termoclino l’acqua è più calda e poiché questo è anche il fondo del pond, è qui che ci si aspetta che il pesce resti durante il torpore invernale. Dal momento però che il termoclino è una, seppur debole, efficace barriera, gas come l’anidride carbonica (CO2) o l’idrogeno solforato, potrebbero rimanere intrappolati al di sotto di essa e creare condizioni di qualità dell’acqua peggiori di quella posta al di sopra della barriera.

L’effetto porterebbe ad esporre i pesci ad un pregiudizio, intrappolandoli in questi gas, ed è per questo che se nei laghetti definibili “normali” nella loro profondità, la pompa di aspirazione o il dreno di fondo non necessitano di specifiche accortezze invernali, in quelli con profondità maggiore di 180 cm è necessario eliminare il potenziale problema di termoclino, inserendo una piccola pompa sul fondo al fine di spostare l’ acqua e interrompere così la barriera creata dal termoclino.

Effetti dell’acqua fredda sui processi di nitrificazione

Una delle discussioni più spesso affrantate tra appassionati è ciò che realmente accade ai batteri dei loro filtri biologici quando l’acqua si raffredda. Per cercare di ottenere una risposta “corretta”, dobbiamo guardare ad un settore che ha molto contribuito alla tecnologia ed alla gestione dei  nostri Koi Pond: il trattamento delle acque di rifiuto industriali.

Questa industria ci ha “regalato” sia il Bakki Shower che le tecnologie dei Bed Filter e ci ha insegnato molto sui processi di nitrificazione sotto ogni condizioni e punto di vista. I migliori impianti depuranti usano supporti galleggianti come letto biologico per il trattamento dei prodotti azotati nelle acque reflue; essi sono il precursore del nostro filtro a letto fluido (MBBR).

Ma ciò che è veramente importante è che questi impianti di trattamento delle acque funzionano tutto l’anno ! e questo ci dice che il processo biologico di nitrificazione continua anche durante le condizioni di acqua più fredda.

Questo è un fatto importante ed immegabile, da ricordare a quelli che meditano di non mantenere attivi i loro filtri in inverno. I filtri vanno mantenuti sempre accesi (e possibilmente anche inoculati) se si vuole mantenere un livello significativo di trasformazione e nitrificazione biologica durante l’inverno, con nessun accumulo di ammoniaca o nitriti mentre i pesci sono “sotto il ghiaccio”.

Purtroppo per alcuni proprietari di laghetto non è possibile mantenere il sistema in funzione, per possibili congelamenti del sistema filtrante. Soprattutto per questa tipologia di proprietari, quando la temperatura dell’acqua inizia a scendere e le letture diventano ogni giorno più basse,si deve prestare particolare attenzione a ciò che sta accadendo all’ecologia del pond.

Il primo numero magico che dobbiamo guardare è: 16° C.

A sedici gradi l’attività dei batteri Nitrosomonas comincia a ridursi, principalmente perché i pesci cominciano a rallentare verso il basso e producono meno ammoniaca attraverso la respirazione (meno ammoniaca, meno azoto per la trasformazione). Sò che vi è un certo dibattito su quali siano i batteri con reali effetti sui processi di filtrazione biologica, ma ai fini del discorso in generale considero i Nitrosomonas e i Nitrobacter quali batteri nitrificanti principali. Comunque, quali che siano essi considerati, la regola è:  la colonia biologica di batteri nel filtro si riduce in proporzione alla quantità di cibo (azoto) a disposizione della colonia stessa.

Collateralmente a questo, a sedici gradi, assistiamo anche ad una significativa riduzione nella capacità del sistema immunitario delle Koi di combattere le invasioni batteriche; questo è il momento in cui i pesci cominciano ad essere più vulnerabili ad ulcere ed altre infezioni batteriche. Ma se i pesci sono forti e lo stagno è sano e ben pulito, l’appassionato non dovrebbe avere problemi.

Il successivo numero magico di è:  12° C.

A dodici gradi, i batteri nitrificanti in quei laghetti dove i filtri sono stati fermati inizieranno a morire anche se non saranno completamente scomparsi fino a circa 5 gradi. Per  questo è una buona tecnica mantenere una parte della vitalità biologica, togliendo i media colonizzatidal filtro per inserirli nel laghetto (ricordate però non efficace come mantenere acceso l’impianto).

Inoltre, mentre i pesci continuano a produrre ammoniaca (in primo luogo attraverso la respirazione), dobbiamo prevedere ulteriori metodi per ridurne la produzione. La raccomandazione principale è cambiare la composizione della dieta con alimenti a più basso contenuto proteico. Anche se il 65% del totale prodotto di ammoniaca viene dalla normale respirazione almeno possiamo tentare di controllare il restante 35%. Tenete conto che a questa temperatura anche il metabolismo delle Koi comincia a rallentare e questo consente ai loro proprietari di ridurre la quantità necessaria alle loro esigenze nutrizionali.

La tabella che segue illustra visivamente la correlazione tra la temperatura dell’acqua, la condizione del sistema immunitario e la condizione dei batteri nitrificanti.

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Qualità dell’acqua

Uno dei punti più importanti per il Koi keeper è quello di continuare a monitorare la qualità dell’acqua, anche nei mesi invernali. Questa buona abitudine è l’unica che ci può informare su cosa il laghetto “sta facendo” e su ciò che dobbiamo fare per scongiurare o per risolvere problemi. Il tutto indipendentemente se il filtro è in esecuzione o no.

Ecco alcuni punti chiave per la qualità dell’acqua in inverno:

1) Aspettatevi livelli di ammoniaca in acqua. Anche se i pesci non mangiano, l’ammoniaca viene da loro prodotta attraverso la respirazione e con bassa attività biologica nel filtro (o senza se i filtri non sono in esecuzione), l’ammoniaca si accumula. Tuttavia, l’acqua fredda la rende meno tossica e quasi innocua durante l’inverno.

2) Aspettatevi bassi livelli di nitriti. Bassi livelli di nitriti non hanno ripercussioni negative sul pesce a causa del basso potenziale di assorbimento. Tuttavia, se siete preoccupati, aumentando la salinità ad un livello di 0,08-0,1%  si proteggerà la Koi a livello branchiale senza pregiudicare la temperatura dell’acqua.

3) Testate i livelli di KH di routine. Fotosintesi ed altra attività biologica nel Pond esauriscono il livello di KH continuamente che, perciò, potrebbe dover essere rifornito durante i mesi invernali.

4) Verificare spesso il pH, ottenendo letture sia di mattina presto che nel tardo pomeriggio per un confronto. L’obiettivo è tenere il pH stabile, qualsiasi sia il livello naturale del vostro laghetto. Ovviamente verificate di avere livelli di KH corretti.

5) Ricordate che la misurazione ORP (potenziale redox) può rapidamente indicarci le condizioni generali del laghetto e da quei valori possiamo reagire di conseguenza, inclusi i cambi d’acqua.

6) Non abbiate paura di cambiare l’acqua in pieno inverno. Ricordate che comunque si è verificata una significativa evaporazione (soprattutto se vi è uno strato di ghiaccio) e che i livelli d’acqua devono essere reintegrati e rinfrescati. Aggiungere l’acqua solo più lentamente del solito per permettere gli aggiustamenti di temperatura.

7) Scongelamenti significativi e nevicate pesanti avranno lo stesso effetto su un laghetto delle forti piogge. Tipicamente la neve (come la pioggia) è acida e può far oscillare il pH del laghetto, sopratutto se i livelli di KH non sono adeguatamente mantenuti.

8) Utilizzare un buon termometro digitale in acqua per tenere traccia delle temperature del fondo del laghetto.

9) Aerare e far circolare l’acqua per aiutare a liberare i gas nel laghetto e rinfrescare l’acqua.

Le Koi e il freddo

La natura ha fornito alla Koi la capacità di resistere in acqua fredda a temperature fino a 1,5° C.

Le Koi sono allevate principalmente nella prefettura di Niigata, dove gli inverni sono lunghi e rigidi, e le nevicate di oltre 6 metri non sono insolite; naturalmente, non stiamo parlando di rapidi cambiamenti di temperatura, ma semplicemente del raffreddamento “naturale” dell’ l’acqua con il cambiamento delle stagioni.

Quando la temperature dell’acqua diminuisce e si stabilizza incrementalmente verso temperature più basse, l’esperienza metabolica dei pesci cambia, le funzioni del loro corpo diventano più lente ed anche i requisiti nutrizionali diminuiscono. Il sistema immunitario delle Koi è in grado di gestire i cambiamenti di numerosi parametri dell’acqua, purchè essi non cambino rapidamente.

A circa 8 gradi le Koi iniziano a diventare sempre più pigre. In realtà ciò che sta accadendo loro è che stanno cadendo in una condizione chiamata torpore.

Molti animali vanno in letargo durante l’inverno, cioè hanno un arresto quasi completo dei sistemi del loro corpo, il torpore è invece una condizione diversa in quanto non vi è sospensione ma solo riduzione del metabolismo e delle relative funzioni di supporto del corpo. Quasi fino al punto da definire il pesce letargico. A differenza però del letargo, il torpore permette ai pesci di capire ciò che avviene nei loro dintorni, rendendoli ancora in grado di reagire alle minacce; in sostanza, mentre vi è attività mentale, c’è poca attività fisica.

In inverno è molto importante assicurarsi che la Koi non abbia a sobbalzare per stimoli esterni o sia stressata, in quanto perdono in torpore perdono quasi completamente la loro capacità di gestire le situazioni di stress.

Le Koi (come tutti i pesci) hanno un riflesso, detto “lotta o fuggi”, con il quale sono sempre in grado di fuggire da una situazione di stress o di pericolo e lo fanno con una grande e reattiva velocità. Per fare ciò i pesci hanno una capacità unica di produrre grandi quantità di adrenalina ed epinefrina nel loro sistema  muscolare; questo è il motivo per cui il pesce può andare da zero a “velocità di curvatura” (come Star Trek),  in un rapido, improvviso, esplosivo movimento.

Ma  quello che i pesci non posseggono è la capacità di rimuovere altrettanto facilmente l’accumulo ormonale prodotto. Il risultato è che il pesce continuerà a mantenere a lungo un elevato livello di adrenalina e epinefrina nel suo corpo e questo comporta per esso una maggiore necessità di supporto metabolico ed una riduzione della sua capacità immunitaria.

Perciò è facile comprendere come, con una capacità metabolica già ridotta dalla temperatura, un improvviso e drammatico aumento di adrenalina ed un accumulo senza rilascio adeguato, spinga il pesce verso una situazione di sempre maggior stress. E questo elevato livello di stress può effettivamente uccidere la Koi in modo molto breve.

Ipotermia

Come tutte le creature viventi anche le Koi possono soffrire di ipotermia.

L’ Ipotermia si verifica quando la temperatura corporea diventa così bassa che le normali funzioni del corpo iniziano ad andare in default. Negli esseri umani questo comincia da una temperatura di circa  34° C, per la Koi il limite dipende fondamentalmente da due cose: quanto diventa fredda l’acqua diventa e quanto velocemente quest’acqua si raffredda.

La Koi è un animale poichilotermico, il che significa che la sua temperatura corporea è essenzialmente la stessa della temperatura dell’acqua che la circonda. A causa di questa caratteristica le Koi non hanno nessuna capacità di regolare la loro temperatura corporea. Come la temperatura dell’acqua scende, così scende la Koi con la sua temperatura corporea e questo influenza il sistema immunitario del pesce e la sua fisiologia. E’ abbastanza facile comprendere quindi perché la temperatura dell’acqua, in un ambiente per le Koi, sia una variabile da considerare critica.

L’ipotermia può diventare un fattore di rischio quando l’acqua del laghetto scende sotto 3,9° C  e è davvero un problema quando si avvicina a 1.6° C o inferiore. Il primo segnale di ipotermia in una Koi è la rapida perdita di colore seguita da un rapido movimento branchiale e respiratorio. Inoltre il nuoto potrebbe apparire irregolare quasi a sembrare che la Koi sia disorientata.

Il colpo finale dell’ Ipotermia è l’ Ipossia: in pratica significa che il pesce sta morendo di fame d’ossigeno. Nonostante l’acqua fredda abbia per sua natura il potenziale per contenere più ossigeno, il metabolismo del pesce è così lento che essa non può adeguatamente prendere l’ossigeno. L’ipossia può inoltre portare anemia, ovvero alla riduzione dell’emoglobina (Hb) nel sangue al di sotto dei livelli di normalità. Questo comporta dei seri problemi al trasporto dell’ossigeno molecolare ai tessuti che ne hanno bisogno e questo mette il pesce in una grave posizione.

Per invertire le condizioni di ipotermia, il pesce deve essere rimosso dal laghetto e introdotto in una vasca che deve essere riscaldata molto lentamente.

Parassiti, batteri e acqua fredda

Nel considerare l’ecologia invernale del nostro laghetto non possiamo fermarci ai macro-organismi (la Koi) ma anche ai microorganismi comuni presenti nell’acqua ed, in particolare, ai parassiti e ai batteri. Diciamo subito che la maggior parte dei parassiti fondamentalmente sono creature di acqua calda e che da quando la temperatura dell’acqua comincia a scendere da 10° C al bassisimo 5° C, i micro e macro comuni parassiti  cominciano a morire in grande numero.

Esiste però un’unica eccezione alla parassitaria intolleranza all’acqua fredda, la Costia. La Costia, formalmente chiamata ichthyobodo necator  (da non confondere con “ictio” comune) è uno dei più piccoli ectoparassiti (cioè che vivono all’esterno dell’ospite) ed è particolarmente attiva in acqua fino a circa 4° C°. Questa capacità è ciò che la rende così pericolosa per i pesci durante i periodi di acqua fredda.

Mentre i processi metabolici e il sistema immunitario del pesce sono ridotti a causa della diminuzione delle temperature, il parassita Costia è ancora attivo e conserva tutto il potenziale per causare danni significativi attraverso normali attacchi parassitari (ulcere in acqua fredda) con aumento dello stress sulla Koi

Altro problema di questo periodo freddo è come affrontare e ridurre gli effetti sul pesce degli Aeromonas e Pseudomonas, i batteri patogeni causa primaria della malattia ulcerosa, della corrosione delle pinne, e del marciume boccale, durante i periodi di acqua fredda.

Siccome vi è una significativa verità nell’affermazione che questi batteri sono sempre presenti nei nostri laghetti e che la loro azione negativa si esplica solo in caso di stress o debilitazione del pesce, la risoluzione migliore è agire in parallelismo con quanto facciamo per noi in inverno e provare ad agire pensando in questo modo: i germi del raffreddore sono sempre presenti nel nostro ambiente ma noi diventiamo significativamente più suscettibili quando la nostra resistenza è bassa, come quando abbiamo freddo o siamo stanchi.

Per meglio comprendere gli effetti di questo periodo “critico” potete leggere l’articolo Come uscire indenni dall’Aereomonas Alley, che pur descrivendo il processo in risalita di temperatura, ovvero in uscita dall’inverno, i suoi principi sottostanti non cambiano nella discesa pre-invernale.

L’Ossigenazione del Pond

Una volta che i nostri pesci sono stabilizzati nelle acque oramai invernali, magari sotto una coltre di neve o uno spessore di ghiaccio, molti proprietari tendono a dimenticare i loro amici. Tra le cose maggiormente sentite o lette nei forum vi è questa: “spengo l’areatore perché non serve e così risparmio“.

A queste persone vorrei ricordare che se abbiamo presenza di alghe nel laghetto (una caratteristica comune dei pond), o in presenza di una discreta piantumazione dello stesso, avvengono all’interno del nostro ecosistema processi di fotosintesi che contribuiscono si ad innalzare i livelli di Ossigeno (O2) in acqua durante le ore diurne (le piante attraverso la fotosintesi producono O2 dal consumo di Anidride Carbonica CO2) ma durante la notte il processo si inverte e la CO2 viene prodotta dal consumo di O2.

In stagni con ecosistemi grossolanamente sbilanciati (rapporto piante / animali) il consumo di O2 diventa un problema reale che può uccidere i pesci (è un avvenimento che accade molto presto la mattina e comincia sempre con il pesce più grande).

Consideriamo ora  cosa succede sotto il ghiaccio o sotto un pesante strato di neve.

La prima e facile intuizione è che queste barriere fisiche alla penetrazione della luce pongono un limite ai processi di fotosintesi con consenguente abbondanza di CO2 e  consumo di O2.

Inoltre le alghe che hanno bisogno di luce solare moriranno, innalzando ulteriormente i livelli di ammoniaca nell’acqua, che il conseguente processo di ossidazione nel filtro contribuirà anch’esso a ridurre i livelli di O2.

Attenzione che lo stesso processo si presenta nelle giornate molto nuvolose e diventa un vero e proprio problema quando abbiamo un numero elevato di giornate nuvolose in fila. Anche in questo caso la ridotta o mancante luce solare inibisce il processo di fotosintesi e tutto nel laghetto pensa che è notte così che l’Ossigeno viene consumato e i livelli di CO2 diventano pericolosi.

Inoltre la CO2 è altamente acida e può scaricare rapidamente il pH a livelli pericolosi, ottenendo una combinazione di bassa O2 (soffocante) in un ambiente acido (basso pH)  provocando pericolose acidosi nelle Koi.

Il semplice rimedio a tutto questo è AREARE il laghetto anche (e io dico soprattutto) in inverno.

Conclusioni

Tutto quanto abbiamo sopra descritto credo faccia parte del bagaglio medio di ogni possessore di Koi. Solamente che alle volte lo dimentichiamo oppure ci ritorna in mente solo quando lo leggiamo.

Il periodo invernale non ci porta a grandi interazioni con le nostre amate Koi, è vero e logico, ma questo non ci deve portare alla sbagliata conclusione che  “ci vediamo in primavera…….. tanto adesso dormite e non avete bisogno neanche di mangiare

Forse, paradossalmente, è proprio in inverno che esse affidano maggiormente il loro benessere al loro proprietario, poiché è in inverno che sono più vulnerabili e maggiormente bisognose delle nostre attenzioni.

 

7 comments:

Complimenti, tutto molto interessante. Non mi è ben chiaro però, cosa avviene nei laghetti interrati, con pareti in cemento. Mi chiedevo se rispetto al contatto diretto tra telo e terra, c’è una induzione diversa a quello tra cemento e terra e, se si in che modo.

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