Le infezioni fungine dei pesci sono causate dalla famiglia Saprolegniaceae di funghi acquatici, tra cui Saprolegnia, Achlyaiasis e Dictyuchus.
Questi funghi sono comuni negli ambienti acquatici, in particolare quando vi è abbondanza di detriti organici in decomposizione.
SAPROLEGNIA
Saprolegniaceae si possono trovare in acqua dolce o salmastra, ma non in acqua di mare, che hanno il 3,5% di salinità. Saprolegnia, Achlyaiasis e Dictyuchus appartengono al gruppo degli Oomiceti che non sono funghi in senso stretto, ma parenti delle alghe marine brune e delle diatomee. Nonostante questo, sono molto simili a funghi, per aspetto e comportamento e di solito sono trattati come “funghi” e studiati da micologi.
Ci sono due principali tipi di funghi:
– Saprofiti che ottengono sostanze nutritive da morti, materia organica in decomposizione.
– Parassiti che ottengono sostanze nutritive da organismi viventi.
Micosi avanzata:
A differenza delle piante, che possono ottenere sostanze nutritive attraverso la fotosintesi, tutti i funghi sono eterotrofi (che richiedono composti organici di carbonio e azoto per il nutrimento). La riproduzione può essere sessuale o asessuale. La riproduzione sessuale comporta l’unione di nuclei delle due cellule, la riproduzione asessuata no.
Saprolegniasi delle uova:
I laghetti sono ecosistemi, e come tali, contengono piante, alghe, invertebrati, protozoi, batteri e muffe o funghi. Queste forme di vita nelle nostre vasche sono tutte dipendenti l’una dall’altra. Conosciuta come simbiosi (la relazione tra due specie differenti di organismi che sono interdipendenti, una ottiene vantaggi dall’altra). Una forma estrema di questo sono i parassiti, i quali vivono a scapito di un’altra forma di vita. I funghi acquatici delle Saprolegniaceae appartengono a quest’ultimo gruppo. Il genere Saprolegnia ne è la parte maggiormente rappresentata.
Le Saprolegniaceae possono solo attaccare un pesce quando è indebolito o è già stato infettato da un’altra malattia o da parassiti. Le micosi non si verificano su un pesce forte e sano, perciò il modo migliore di evitare un attacco è di mantenere l’acqua del vostro laghetto più pulita possibile e vostri pesci sani e ben nutriti.
Immagine microscopica a basso ingrandimento di Saprolegnia:
Immagine microscopica a maggior ingrandimento di Saprolegnia:
Sebbene possa impiegare diverso tempo, alla fine la micosi avrà ragione del pesce portandolo a morte certa.
Le Saprolegniaceae vivono in ambienti di acqua dolce e hanno bisogno di acqua per crescere e riprodursi. Si possono trovare anche in acque salmastre e nel terreno umido. Trova l’ambiente ideale in acque più fredde, ma vive bene anche in una vasta gamma di temperature dell’acqua che si estende da 3 a 31°C.
SINTOMI E SEGNI
Le Saprolegniaceae attaccano la testa e le pinne in prevalenza dato che possiedono un rivestimento mucoso più sottile, ma anche la pelle e le branchie lesionate da qualsiasi agente chimico, infettivo o meccanico. Presto sulla lesione comincia a comparire una formazione dall’aspetto cotonoso di colore bianco, ma col tempo può assumere colorazioni diverse (grigio, marrone, verde) per accumulo di detriti contenuti nell’acqua.
DIAGNOSI
La diagnosi si basa sull’osservazione diretta della lesione oppure si può accertare la malattia osservando al microscopio un campione di sostanza cotonosa prelevata dalla lesione.
Visto al microscopio, il fungo appare come composto di filamenti con estremità sferica (sporangi). Sono questi che ospitano le zoospore, o i “semi” del fungo, che gli permettono di riprodursi e diffondersi. Sono questi filamenti, detti ife, che ne danno la caratteristica apparenza cotonosa. L’estremità opposta delle ife si ancora al tessuto del pesce penetrando in cerca di sostanze nutritive.
Le Saprolegniaceae possono essere facilmente confuse con l’Epistylus, un parassita d’acqua dolce che appare anc’esso come una sostanza bianca cotonosa che cresce sulla pelle del pesce. Tuttavia, l’Epistylus non raccoglie le particelle organiche dal laghetto e rimarrà bianco. La diagnosi di conferma in questo caso necessita dell’osservazione al microscopio. Il cibo preferito dal fungo sono i tessuti organici morti. Di solito possiamo osservare le micosi su pesci morti o morenti, sulle uova, e persino sul il cibo lasciato in acqua così a lungo che ha cominciato a marcire.
Il fungo attacca le uova (saprolegnosi delle uova) dei pesci, dapprima quelle non fecondate, successivamente, se la percentuale delle uova morte è alta, l’infezione passa a tutte le altre, motivo per cui gli allevatori usano sostanze disinfettanti nelle vasche delle uova subito dopo la fecondazione. Alle Saprolegniaceae piace inoltre attaccare tessuti resi esposti da precedenti infezioni batteriche o virali che producano ulcere.
Solitamente le Saprolegniaceae agiscono come un invasori “secondari”. Questo significa che qualcos’altro ha danneggiato la barriera della pelle del pesce e ha permesso ai batteri di entrare. Ciò fornisce un accesso diretto all’ancoraggio delle ife sul tessuto del pesce.
Tuttavia, le Saprolegniaceae possono anche essere invasori primari nelle condizioni favorevoli. L’acqua fredda e le forti oscillazioni di temperatura possono provoca
re grande stress per i pesci, causando la soppressione del loro sistema immunitario. Come affermato in precedenza le Saprolegniaceae si riproducono in acqua fredda producendo e rilasciando le zoospore in acqua. La combinazione di questo evento unitamente al fatto che in acqua fredda il sistema immunitario del pesce è diminuito o soppresso, spiega il motivo per cui le infezioni micotiche siano più frequentemente causa di morte durante l’inverno.
PATOGENESI
Le seguenti condizioni facilitano la diffusione della Saprolegnia:
– ferite aperte che consentono di accedere ai tessuti;
– parassiti e patogeni – i parassiti causano ferite che permettono di agenti patogeni (come i batteri) di entrare nel tessuto causando stress al pesce;
– sovrappopolazione
– eccesso di sostanze organiche nell’acqua
– inquinamento da ammoniaca, nitriti, nitrati e fosfati
– manipoazione dei pesci
– deposizione delle uova
– danni fisici
– variazioni improvvise di temperatura Ph
In condizioni di buona salute, i pesci hanno una certa protezione naturale contro le micosi grazie anche allo strato di muco che rappresenta una efficace difesa sia in quanto imprigiona il fungo impedendogli di agire, sia in quanto esso dispone di un fungicida naturale a livello cellulare. Pertanto si può vedere che un utilizzo improprio o qualsiasi attività che riduce il cappotto muco offre maggiori opportunità per il fungo di prendere piede. Una volta che ha preso piede, la micosi può diffondersi rapidamente su tutta la superficie del pesce. Anche se non penetra in profondità attraverso gli strati di tessuto, come ad esempio l’ulcera, il danno può ancora essere mortale. Questo è particolarmente vero se le branchie sono interessate. Più diffuso è il fungo e ovviamente minore è possibilità di recupero del pesce malato. L’intervento precoce è fondamentale.
TERAPIA
Durante il trattamento di un caso di micosi è di vitale importanza trattare sia il fungo che la causa primaria. Le infezioni fungine dei pesci sono difficili da trattare e la malattia non può essere eradicata completamente dai sistemi in cui i pesci si trovano in quanto parte naturale di essi. Pertanto, qualsiasi programma di trattamento deve tener conto di eventuali fattori che possano aver contribuito allo sviluppo dell’infezione e questi dovrebbero essere risolti e / o trattati allo stesso tempo.
I pesci infetti dovrebbero essere spostati in quarantena nel più breve tempo possibile per evitare al gran numero di zoospore che si producono di infettare gli altri pesci. L’acqua va filtrata solo con lana di perlon (eventualmente). Sono da sospendere trattamenti germicidi UVC, e da eliminare carboni attivi e zeolite. Ad dosaggi alti questi tre medicamenti sono in qulche modo tossici per le piante acquatiche. Aerare bene la vasca durante tutto il trattamento.
– Sale = 1-5 gr/l a tempo indeterminato
– Blu di Metilene = 1-3 mg/l a tempo indeterminato (questo trattamento può essere associato al Sale)
– Acriflavina = 3 mg/l per 4 giorni (per infezioni lievi), 5 mg/l per 4 giorni (per infezioni avanzate)
ZOONOSI
Questa malattia non viene trasmessa all’uomo.